Ricordi del mito


San Giuliano Milanese (MI), inverno 1984/85

Eh, "l'Ottantacinque"...

Per gli appassionati di meteo quello fu l'Inverno con la I maiuscola, il termine di paragone su cui misurare tutti gli altri, anche perché a differenza dei mitici inverni del '29 o del '56, di cui moltissimi hanno solo sentito parlare, quello fu vissuto in prima persona da tutti coloro che hanno una trentina d’anni adesso.

Io sono tra quelli... all'epoca avevo appena compiuto 12 anni, e naturalmente non rilevavo ancora alcun dato meteo, anche se la passione cominciava già a fare capolino. Ero solo un bambino, e non ho un ricordo preciso di tutto quello che successe... ma una serie di immagini, di situazioni che mi si sono stampate nella mente e che ho davanti come fosse successo ieri!!!

L'antefatto della Grande Neve fu naturalmente l'"antipasto" del 26-27 Dicembre, 15 centimetri di manto bianco che di questi tempi basterebbero quasi a reggere le sorti di una stagione, ma che allora furono ben poco rispetto a quello che si preparava.

Dopo il Capodanno la temperatura cominciò a scendere davvero, di giorno non si andava sopra lo zero e di notte si precipitava in Siberia; la punta minima toccata a San Giuliano fu di -15°, non ricordo in quale giorno (ma a posteriori posso dirlo... fu quasi certamente l'11 Gennaio), ed in casa eravamo senza riscaldamento! L'autoclave dell'impianto del palazzo infatti non conteneva più acqua, ma un blocco di ghiaccio, col risultato che in famiglia passavamo le serate radunati intorno all'unico termosifone elettrico a disposizione, nella sola stanza che riusciva a scaldare, per poi trasferirci a letto abbracciati alle borse dell'acqua calda fatta bollire sul gas... Immagino che per i miei genitori, e per molti altri, non fosse una situazione piacevole; ma io l'ho vissuta con gli occhi di un bambino, per me era un'avventura emozionante dover mettere il pigiama abbarbicato a quell'unica fonte di calore!

Venne quindi la fine della settimana. Non ricordo cosa dicessero le previsioni, la mia meteo di allora era tutta alla finestra... Mio padre mise in box la macchina (la gloriosa Giulia color grigio chiaro!) nel tardo pomeriggio di sabato, il 12 Gennaio; faceva freddo, e si era programmata una domenica casalinga non avendo altri impegni.

Dopo il pranzo domenicale, mi trovavo in cameretta a leggere l'ultimo numero di "Topolino", quando ad un tratto la voce di mia madre mi disse "Mauro, vieni un po' a vedere..." Mi avvicinai alla finestra dove stava lei, ed ecco che al di là del vetro svolazzavano già i primi fiocchi bianchi sulla città intirizzita! Ero fuori di me dalla gioia, Il Topolino dimenticato sul letto, chi mi toglieva più di lì? Alla sera fu d'obbligo disegnare la stellina che indicava "neve" sull'angolo della pagina del diario scolastico di 2a media...

Da quel momento non ho più il ricordo di cosa successe momento per momento, tutto si confonde in una scena di un solo colore, bianco, bianco e ancora bianco...

Dopo un solo giorno di scuola (il lunedì) rimanemmo tutti a casa, perché la povera caldaia dell'edificio aveva ceduto di schianto ai giorni polari trasformando la scuola in un freezer. Restammo senza lezioni fino al lunedì successivo, con nostro... ehm... grande dispiacere...

Mio padre cominciò ad andare a lavorare a piedi (fortunatamente il suo posto di lavoro era a non più di 2 Km di distanza!), confidando poco nella trazione posteriore della Giulia: estrarrà la macchina dal box solo una settimana dopo, spaccando a forza di picconate uno strato di 30 centimetri di ghiaccio.

E la neve continuava a cadere, nei miei ricordi non smise mai fino al mercoledì sera, il 16 Gennaio, quando 80 centimetri di neve bloccavano ormai tutto e tutti. Ci furono dei danni, un capannone appena fuori San Giuliano fu schiacciato nel mezzo dal peso della neve, anche la tettoia in plexiglass del ristorante davanti a casa mia cedette miseramente proprio mentre i proprietari cercavano di liberarla (fortunatamente nessuna conseguenza per loro!). La via Emilia che attraversa il paese, e che di norma dato il grande traffico non si copre che di poltiglia marrone, era completamente bianca, ed i mezzi spazzaneve pur passando frequentemente non riuscivano a liberarla. I marciapiedi erano rialzati di 40-50 centimetri rispetto al piano stradale, e per attraversare le vie era necessario cercare un "passo" transitabile negli enormi mucchi creati dagli spazzaneve... sperando di trovarne un altro sull'altro lato della strada e riguadagnare il marciapiede opposto. Alcuni sportivi non si ponevano il problema, transitando per le vie in sci da fondo... ben poche auto del resto osavano avventurarsi. Una vecchia Fiat 500 gialla, parcheggiata in un angolo vicino a casa mia, fu pian piano coperta dalla neve sino a ritrovarsi completamente sepolta, una montagnetta bianca sotto cui ben pochi avrebbero scommesso che si trovasse un'auto. La gente prese a frequentare i tetti armata di badili per tentare di alleggerirli dal peso immenso della massa bianca; ma in alcuni casi fu inutile, e il disgelo primaverile rivelò numerosi tetti piegati o lesionati (ce n'è uno che ancora oggi porta i segni di quella nevicata!). Gli spartineve cittadini utilizzarono i giardinetti di piazza Di Vittorio come "deposito neve", creando letteralmente una montagna di neve, alta credo sui 3/4 metri, che finì di fondersi soltanto a marzo inoltrato (o era aprile?), fornendo a noi bambini un terreno di gioco straordinario e inusuale, un angolo d'inverno che resistette anche quando sul prato a fianco occhieggiavano già i fiori, e noi cominciavamo già a passare ai giubbotti più leggeri, da mezza stagione!


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